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laboratorio teatrale di cultura
biotecnologica zonegemma@tin.it
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UN
IPERTESTO DRAMMATURGICO
di Andrea Balzola Quando Giacomo mi ha parlato dell'idea di una cybernarrazione teatrale sul tema del Mandala, cercava una materia prima letteraria che raccontasse storie di trasformazioni. Io, che da tempo studio i Mandala, ho ideato personaggi e storie in relazione alla struttura simbolica del Mandala (gli elementi, i colori, i punti cardinali, i regni minerale, vegetale, animale, umano, divino,etc.), scrivendo sette racconti in forma mitologica che attingono a diverse sorgenti simboliche e attraversano la contemporaneità come nuove leggende metropolitane. Questi racconti sono stati concepiti come degli ipertesti, costellati di link e corrispondenze che possono cambiare ogni volta il corso della lettura e della narrazione teatrale, aprendo le porte di una storia per entrare in un'altra. I racconti sono nati prima sotto forma di scaletta-canovaccio e poi durante e dopo i laboratori, con la collaborazione di Giacomo e Massimo, sono approdati a una forma letteraria compiuta. La struttura ipertestuale del testo letterario ha quindi contribuito a disegnare la struttura più generale della tecno-narrazione. Questa mi sembra l'originalità e la novità dell'interazione tra una drammaturgia vivente che ha radici antiche nell'arte della narrazione orale e la "messinteknoscena" di un teatro multimediale. Una disegna l'altra in un costante e paritario lavoro di "scrittura scenica". |
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TELA
DEL QUADRO E MANDALA SYSTEM
di Massimo Cittadini Mi ha sempre incuriosito e stupito la varietà infinita di immagini che gli uomini hanno potuto dipingere sulla nuda tela bianca; nonostante il supporto, tutto sommato un analogo della grotta su cui furono fatti i primi graffiti, non sia cambiato granché nei secoli, scuole e correnti pittoriche differenti hanno colorato in modo sempre inedito la stessa superficie. Ecco che con la tecnologia digitale e le possibilità interattive degli strumenti collegati al computer un quadro non è più un quadro ma un ambiente interattivo che risponderà agli interattori in maniera personalizzata. La qualità delle personalizzazioni possibili dipende dal software e, ovviamente, dal contesto in cui il software permette interazioni, oltre che dall'hardware, ma, soprattutto, dalla volontà progettuale di usare la tecnologia per inventare mondi inediti, ambienti virtuali che si impongono nella loro realtà di tramite per qualcosa che non può che rimanere ALTRO. |
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MANDALA,
SUONO, TRASFORMAZIONE
di Mauro Lupone ... "Devo cercare, quindi, un modello comune per suoni e immagini che permetta trasformazione, molteplicità percettive e rapporto evolutivo all'interno del contesto e dove sussistano delle riconoscibili interrelazioni tra i simboli. Fare in modo che ogni oggetto sonoro sia dotato di un senso "locale" che rimandi però ad altri sensi collocati su diverse dimensioni temporali. Devo evitare la tendenza entropica lavorando sull'intelleggibilità e sul grado d'ordine che lo spirito ricerca come condizione necessaria al piacere estetico. Le sorgenti simboliche di Storie Mandaliche, il loro imprinting sonoro, la loro struttura morfologica archetipica caratterizzante. Texture sonore archetipiche all'interno delle quali si manifesta il processo evolutivo di trasformazione simbolica." ... |
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IL
TEATRO DI PAROLA
di Anna Maria Monteverdi "Storie
mandaliche", luogo politonale di ricerca di un teatro della parola, è
la possibilità di giocare una "parola differente" che prende corpo,
suono e immagine potendo sdoppiarsi, metamorfosarsi, concettualizzarsi
e riconvertirsi in nuovo significato conferendo allo spettacolo mobilità
di identità e di senso, come era nella originaria natura della maschera
teatrale.
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TEATRO
MANDALICO
di Giacomo Verde E' molto importante che il pubblico stia attorno al narratore: in quadrato, formando un mandala. In questo modo gli spettatori potranno fare esperienza diretta, psicofisica, della forma mandalica. Ognuno di loro potrà così vedere contemporaneamente il narratore, le immagini in video e gli altri spettatori: percependo continuamente il centro e il perimetro, l'azione e il contesto; la propria presenza come esterna e interna all'evento narrativo.Mi piace immaginare che lo sguardo la smorfia o l'espressione di uno spettatore possa entrare nel campo percettivo di un altro spettatore posto nella fila di fronte contribuendo così a dare altri sensi al dipanarsi dei racconti delle immagini e dei suoni. Ecco che il racconto (e il narratore) tornano ad essere un pretesto per "fare cerchio", guardarsi negli occhi e interrogarsi sulla propria identità, personale e collettiva, oltre i luoghi comuni della rappresentazione. |
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tel. 0583 469682 - Viale Castracani 281, 55100 Lucca - Italy | ![]() |